E così siamo partiti per Porec.
Dopo mesi di attese siamo finalmente arrivati alla prima Youth League di Leo..dove i ragazzi combattono e dove i genitori muoiono.
Vi racconto Porec 2025 e come sono sopravvissuta
Il palazzetto è futuristico, da
fuori imponente con una fila infinita di bandiere, una grande scalinata che ti
accoglie e la stessa quantità di gente che trovi all'aeroporto di Fiumicino a
Ferragosto. Se fossi stata io a dover gareggiare, di sicuro sarei fuggita il
più lontano possibile invece questa delegazione di ragazzi italiani, sacco in
spalla, sguardo fiero, è entrata su quel tatami per fare quel che andava fatto
e per cui si allenava da mesi.
Come in tutte le gare di karate,
la musica è fighissima e a palla, ti gasa tantissimo e mentre loro si
riscaldano nella sala Warm up io prendo 15 caffe e faccio il check di tutta la
mia vita.
Poi d’improvviso il rumore si spegne.
C’è il saluto iniziale, entrano tutti, sono bellissimi, perché il
karategi è una divisa stupenda, lui pare calmo, in fila, come un soldato, mentre
io parlo da sola: “non
inciampare, ricordati il kata, allaccia bene la cintura, fai lo sguardo giusto…”.
Si inizia.
Anche se sono a tre metri di distanza, mi metto a guardare la diretta streaming e imparo a memoria tutto il tabellone della pool, fino a quando un boato, che sento solo io, ferma il tempo perché tocca a lui.
Entra. È serio, composto, concentrato, pare
più grande rispetto a ieri. Io fingo indifferenza tipo statua greca ma in quel
momento vorrei tanto giocasse a scacchi. Vivo la tensione del silenzio prima
del via, poi il suo urlo che mette i brividi, i movimenti precisi e potenti. Ogni gesto si porta
dietro ore di allenamento, non sta ripetendo il kata, lo sta vivendo.
Il kata finisce. Torna immobile.
Inchino. Vince il turno. Finalmente posso tornare a respirare, cercando di non
sembrare una pazza perché la realtà è che sono uno straccio. Lui ha fatto la
sua gara, io ho fatto la mia, contro l’esaurimento nervoso.
Lui torna a casa con qualche punto guadagnato, io invece con un’esperienza bellissima, il cuore pieno, il sonno arretrato e più di 18000 passi al giorno…oltre a qualche infarto sfiorato qua e la, ma lo rifarei domani, perché vederlo lì, tra i migliori del mondo, a fare ciò che ama, un prezzo non ce l’ha.
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