L’Ipernonna non c’è più da quasi un mese.
A tutti quelli che mi chiedono
come mi sento, vorrei rispondere “orfana”, al posto di “bene”, ma non ne sono capace.
Combatto con il mio essere dura, concreta, terrena, senza lacrime ed il massimo
che mi concedo di provare, è la rabbia. Rabbia perché ancora una volta questa
bestiaccia di malattia ha vinto e stavolta ha vinto contro chi si è opposto con
tutte le forze.
Mi ritrovo a fare delle cose assurde…tipo dirmi che oggi non ho ancora chiamato mamma ... per poi rendermi conto, che in realtà non c’è nessuno da chiamare ... oppure guardarmi intorno e chiederle dove caspita è finita.
Il prete ha detto che le persone
che muoiono non scompaiono, si spostano solamente…io so che lei di spostarsi
non ne aveva la minima intenzione e quindi tanto lontano non dovrebbe essere
andata.
Mi manca raccontarle le cose,
perché lei era una grande ascoltatrice ed io le parlavo a ruota libera. Mi
manca il chiederle aiuto, perché lei c’era sempre, c’è stata sino alla fine…
per qualsiasi cosa…non mi ricordo una volta in cui mi abbia detto “no”.
L’Ipernonna non c’è più ed è come
se andandosene via, avesse spento la luce.
Mi sono accorta che non riesco
più a cantare, c’ho fatto caso l’altro giorno quando in macchina passava una
canzone irresistibile…le parole mi scorrevano nella mente ma la bocca rimaneva
serrata e non riusciva a pronunciare nessun suono.
So che devo essere comunque molto
orgogliosa perché mia madre era speciale. Mi ha insegnato tutto quello che so:
a lavorare sodo, ad essere forte, a non piangermi addosso, a trovare una
soluzione sempre…a ridere. Mi ha insegnato a ridere come si deve, di pancia con
le lacrime agli occhi fino a quando non devi scappare in bagno… il che è
curioso perché per ora, a malapena sorrido.
L’Ipernonna è morta alle 03:30 e
con questo sancisco il mio odio definitivo nei confronti della notte. Odio i
suoi rumori, il silenzio assordante che produce. Odio il gallo che canta. È la
parte della giornata che non vorrei mai vivere perché non mi ha mai portato niente
di buono.
L’Iperonna non c’è più ed io mi scuso con tutte quelle persone che verranno a saperlo così, ho provato ad avvertire tutti ma sono certa di essermi dimenticata di molti, e se vi state chiedendo come sto ora, vorrei tanto rispondervi che mi sento orfana, che odio la notte e che non so più né cantare ne sorridere, invece vi dirò solo “bene”, perché è questo ciò che lei vorrebbe sentire e se potesse, ora, mi direbbe di “non farla tanto lunga”.
Mi dispiace tantissimo. Quando manca un genitore, viene a mancare una parte di anima. Il lutto iniziale disorienta, lascia perduti. La rabbia offusca la ragione e, tutto sommato, è giusto così. Ma ho capito che non serve chiedersi perché o arrabbiarsi. E necessaria l'accettazione, che non è semplice, nè immediata, nè scontata. Oggi fa male da morire. Farà male per sempre, ma piano piano il dolore sarà meno sordo, soprattutto quando ti permetterai di piangere. Ma avverrà al momento giusto. Intanto vi abbraccio forte. Non posso fare altro...
RispondiElimina