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"Farli crescere senza educarli"
Bevevo un caffè
e mi ci è caduto l’occhio, l'autore non mi piace e in genere sto alla larga da
chi vuole insegnarti come gira il mondo e come vivere la vita ma mi ha fregato
il titolo. "Anch'io volevo leggerlo", la ragazza al bancone mi sorride e aggiunge "poi ho capito che non serve leggere un libro basta guardarsi intorno per capire".
La sua è una battuta è ovvio e sorrido anch'io.
Il signore dietro di me è il gestore della stazione di servizio, è in pausa, si scosta un po', si sporge verso il mio libro e commenta “Ma ha figli questo? Perché tu provaci a crescerli senza educarli e poi vedi che pandemonio”.
“Ma
crescerli senza educarli è un modo di dire” interviene una mamma che è appena
entrata con doppio passeggino. “Significa non sostituirsi a loro e lasciarli
respirare ogni tanto, invece siam sempre lì a fare i genitori”.
“Si
come no, dagli troppa libertà e vedi come ti combinano” ribatte la ragazza del bancone
Troppo
complessa come discussione per le otto di mattina, per me che volevo solo bere
un caffè. Appoggio la tazzina sul piattino, sbircio l’orologio, paga il mio
libro e salutando, scappo al lavoro.
Guido
piano verso l’ufficio e ogni tanto sbircio quel pacchetto buttato sul sedile
del passeggero mentre mi do della stupida per aver sprecato una manciata di
euro per qualcosa che di sicuro non amerò, sul quale non mi troverò d’accordo e
che mi sembrerà pure a noioso.
A
distanza di giorni e dopo qualche capitolo letto, purtroppo le mie impressioni
sono diventate realtà, il libro non mi piace, sulla maggior parte dei concetti
non concordo e a tratti mi sembra pure fantascientifico ma il titolo, quello,
continua ad affascinarmi e gli ho dato un significato tutto mio e sono giunta a
una conclusione.
L’educazione
intesa come trasmissione dei valori in cui credo è parte di me, non potrei non
passarla ai miei figli (altrimenti che ci sto a fare), l’educazione intesa come
insegnamento al rispetto di alcune regole convenzionali, civili e di
coesistenza con gli altri, pure. Non possono fare quel che vogliono quando
vogliono, primo perché non sono soli e poi perché non mi pare nemmeno un atto
di bene lasciarglielo fare.
La
difficoltà, ed è qui che mi rimetto in discussione e sono pronta anche a
cambiare se serve, è nell'educarli consapevolmente e non lasciare che ripetano
a pappagallo gesti e parole che non sono loro, ma frutto di un’educazione che
assomiglia sempre più ad una sostituzione.
Educare in maniera pressante ed a volte esasperante, dimenticando la bellezza e la leggerezza di essere genitori, ecco forse su questo c'è da correggere il tiro.
Educare in maniera pressante ed a volte esasperante, dimenticando la bellezza e la leggerezza di essere genitori, ecco forse su questo c'è da correggere il tiro.
Spesso
ad esempio mi rendo conto che faccio delle domande dove dentro nascondo la
risposta. Poi sorrido compiaciuta del fatto che mi hanno detto proprio quello
che volevo sentire, incurante del fatto che sono stata proprio io a
suggerirglielo. Loro hanno semplicemente ripetuto a pappagallo. Lo faccio
inconsapevolmente ma, anche se come alibi regge, lo faccio.
Altre
volte invece la mia educazione è un’imposizione. Si fa così perché lo dico io.
Fine della discussione. Ecco non li ho educati, li ho obbligati.
Ecco nella metà del libro che rimane cercherò risposte a questi vaneggiamenti sparsi, forse è il solito esaurimento passeggero e mi scuso per questo pippone, voi non dateci troppo peso, prima o poi mi passa!
Ecco nella metà del libro che rimane cercherò risposte a questi vaneggiamenti sparsi, forse è il solito esaurimento passeggero e mi scuso per questo pippone, voi non dateci troppo peso, prima o poi mi passa!
Io credo molto nel potere dell'esempio e della spiegazione. Loro ripetono quello che vedono fare non tanto qualche noi gli chiediamo di fare...Quando giocano per esempio a fare i genitori vedo gesti amorevoli verso le bambole e anche le sgridate per carità...ma sono i nostri specchi e noi non possiamo essere incoerenti!
RispondiEliminaE' il solito dilemma. Però dai. non mi dire che tu non fai certe cose per obbligo: non vai a 100km/h su una statale vuota perché ti danno la multa, anche se non dovresti farlo perché teoricamente è pericoloso, non parcheggi dove non devi per lo stesso motivo: la multa. La vita è anche essere obbligati a seguire regole magari stupide, in cui non credi, perché te le dice il tuo capo o anche solo oer quieto vivere. La vita è frustrazione ed è giusto che anche loro lo sappiano.
RispondiEliminaOltre al fatto che l'esempio dei genitori conta, ma fino a un certo punto, poi ci sono gli insegnanti, gli amici, l'allenatore...purtroppo e per fortuna non ci siamo solo noi nella vita dei nostri piccoli.
Secondo me la sfida è ancora diversa. Crescerli educati, nel senso che dici tu di regole e valori, ma non educati ad essere come vogliamo noi. Per me quello è difficilissimo. Lasciar libero il loro essere di andare nella direzione che gli è più congeniale, fosse scegliere una morosa che "io" non avrei scelto o uno sport che non mi piace (autobiografico) oppure capire che ci sono talenti che vanno al di la, per esempio, del mero risultato scolastico o della mera intelligenza accademica (che io ho sempre considerato sacri) ed esplorare nuovi modi di essere che a me non sarebbero congeniali ma a un figlio magari si.
RispondiEliminaCiao, premetto che non ho letto il libro. Secondo me la vera sfida dell'essere genitori è educare i bambini a diventare loro stessi, insegnarli ad avere un pensiero proprio, a difendere le loro idee senza però prevaricare gli altri. Insegnare loro che ognuno è unico e speciale, che non esistono persone migliori o peggiori. Educare i bambini ad un pensiero critico presuppone che abbiano però delle buone basi con cui farlo. E le basi passano anche attraverso i nostri insegnamenti, a livello pratico e teorico.
RispondiEliminaNon ho letto quel libro, ma sono dell'idea che le regole rendano liberi, perché si impara a rispettare il prossimo ed il mondo che ci circonda. Le regole danno sicurezza ai bambini, li contengono, ed in esse trovano amore, perché solo chi ama i propri figli li aiuta a crescere dando loro anche regole.
RispondiEliminaPerciò, Maria Elena, saremo obsolete, ma credo che se siamo mamme che donano regole, siamo mamme che amano!
Niente, volevano regalarmi quel libro o quantomeno prestarmelo ma mi sono rifiutata per lo stesso motivo per cui tu avevi inizialmente rifiutato l'idea di leggerlo. Non lo sopporto, è più forte di me. Riesce a starmi antipatico anche quando dice cose che condivido, paradossalmente! Comunque qui la questione educazione è un tema molto caldo: passati i primi 3 anni in cui sì, qualche indicazione minima cominciavi a dargliela (tipo "non ammazzare i ragazzini al parco/condividi i giochi/non fare la pernacchia a chiunque incontri per strada" ecc ecc.) adesso vedo proprio il cambiamento in lui. I capricci VERI, la vera sfida ai miei nervi e ai miei limiti (iniziata con i "terrible two") e a volte sono stanca, mi arrendo a fine giornata, anche solo per mezz'ora, a volte mi chiedo se esagero con la rigidità, a volte invece mi pesa dire "no", forse perché sono io la prima che mal sopporta i no (e qui dovrei dare la colpa a mio padre ma lasciamo stare sennò diventa infinito!), insomma, grazie per lo spunto, perché è davvero un tema che mi sta a cuore. Sono d'accordo sia con te che con Silvia: le regole ci rendono liberi e danno sicurezza ai bambini, anche se a volte soffro più io che lui a farle rispettare :( ma nel frattempo hai finito la lettura?!? Baci!
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