La torre saracena è sempre la, a prima vista potrebbe sembrare immobile ma se la conosci bene sai che non è così. Anche lei si muove ed in verità non è un bene perché ogni anno è più diroccata, qualche masso rotola giù e l’apertura laterale pare sempre più un grande finestrone. Dovrebbero programmare qualche intervento e restaurarla perché è il guardiano della spiaggia ed è di una bellezza disarmante, sarebbe un vero peccato se dovesse venir giù del tutto.
Dalla cima di quel piccolo promontorio, ti guarda fiera e lei, che è lì da sempre, è orgogliosa di mostrarsi e di mostrare la sua terra ai milioni di turisti che ogni anno trovano il coraggio per spingersi fin lassù.
Lo stradello per arrivarci è scomodo e ripido, attraversa la macchia, quella vera, tra rovi e fitti arbusti e fa ogni volta tana ai tanti turisti spavaldi e sprovveduti che decidono di salire addirittura a piedi nudi. Per la maggior parte del tempo ti devi arrampicare, alla faccia delle ferrate di montagna, per poi tirare un sospiro di sollievo per brevi tratti, quando il sentiero si allarga leggermente e ti lascia vedere degli scorci di blu che anticipano il panorama che troverai in cima.Lei, la torre, è sempre a
vista. A volte pare più vicina per poi allontanarsi improvvisamente e farti
imprecare ogni volta un bel “ma chi me
l’ha fatto fare di voler arrivare quassù anche quest’anno”. Eppure non c’è
estate in cui armati di pedalini e due bottigliette d’acqua non ci incamminiamo
su per la montagna, cercando ogni volta percorsi alternativi, non tanto per
fare meno fatica ma per scoprire una vista che fino a quel momento ci era
sfuggita.
Dieci anni. Dieci anni
sono tanti, e alla fine potremmo pure bendarci gli occhi ed andare su a passo
spedito fino alla cima. Ma il bello non è mai solo la meta, è il viaggio e allora
ogni anno è una piccola avventura.
C’è chi si perde, chi
rimane indietro e chi sbaglia “strada” ma in cima ci arriviamo tutti e come
ogni anno, come se non fossero passati dieci anni, rimaniamo inebetiti e
incantanti. Ci avviciniamo al muraglione, la torre ci affianca ed è come se ci
mettesse un braccio intorno alle spalle, per proteggerci giù dal dirupo perché
lei è lì da sempre e lo sa che noi ci sporgiamo sempre un po’ troppo.
Facciamo il solito scatto
di rito con lo stagno dei fenicotteri sullo sfondo mentre in primo piano, il mare più bello del mondo ci sorride.
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