E questa ora come ve la racconto? Perché non è solo cercare di spiegare qualcosa di estremamente emozionate ma significa provare a trasmettere un cocktail di sensazioni che in confronto un moscow mule è acqua liscia.
A dire il vero non so nemmeno da dove cominciare, se dai
preparativi che sono durati un bel pò, oppure dal giorno prima, o dall’arrivo
alla festa o addirittura dalle paranoie che ci hanno accompagnato per tutte
queste fasi...ecco forse per fare una cosa giusta, dovrei cominciare proprio
dal quel “ci”, perché, per fortuna, in questo delirio non ero sola, e questo “ci”, ha reso più leggere tutte le fatiche e allo, stesso tempo, ha reso pure
più grandi le gioie.
La quinta elementare o meglio la fine della quinta elementare.
Cinque anni che sono stati una sorta di favola e un periodo
spensierato non solo per i ragazzi ma anche per noi: mamme di un paesino di
provincia abitato da quattro anime. Quattro anime però tutte amiche ed io non
avrei mai accettato di finire l’anno così, senza un saluto ufficiale, senza
quegli abbracci conditi da lacrime di paura di perdersi ... sempre che sia
possibile perdersi in un paesino di quattro anime.
Comunque la festa di fine anno di questa classe fantastica, è stata una storia di grande successo, paragonabile ai cinque anni appena trascorsi.
Abbiamo mangiato, brindato e cantato. Abbiamo riso e pianto. Ci siamo scambiati doni e tante promesse.
Io, con questa serata, ne porto a termine una fatta circa due anni fa, ad un’amica che non c’è più.
Lei avrebbe fatto tutto meglio di me lo so, tutto più preciso e ragionato, e ci avrebbe messo pure meno tempo ma io, con tutte le mie imperfezioni, le avevo promesso che qualunque cosa avessi fatto, l’avrei fatta sorridendo... e così è stato anche in questa serata finale.
Non so se abbiamo fatto tutto come si doveva, come si aspettava, però lei
era laggiù in un angolo, guardava e sorrideva…credo che non l’abbiamo
delusa.
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