È il 27 giugno di 20 anni fa, è caldissimo e sto guidando in infradito e calzoncini corti su per la salita verso l’ospedale. Papà da diversi giorni ha cambiato stanza, gli hanno assegnato una singola con bagno e se all’inizio mi era sembrata una buona cosa, ora inizio a pensare che forse singola sta per “isolata” e questo di sicuro una buona cosa non è.
Ieri un amico di famiglia medico è passato a trovarlo, appoggiato con le mani ai piedi del letto, lo guardava sconsolato mentre scuoteva la testa, avrei voluto mandarlo via a calci, invece ho sorriso e ringraziato per la “cortese” visita.
La camera è piuttosto piccola, in cima alle scale subito sulla destra, il letto invece è sul lato sinistro della stanza e papà, sempre girato verso la finestra, passa il tempo alzando gli occhi al cielo, sospirando batte il pugno sul lenzuolo e mi guarda come a dire “Che sfiga...proprio ora...”. Continuo a ripetergli che torneremo a casa presto e alla fine so pure che sarà così, ma non nel modo in cui vorremmo tutti.Mamma da giorni è ridotta uno straccio, stanchissima, ma di mollare non se ne parla affatto.
Quasi un mese vissuto in ospedale, dopo un anno veramente tribolato, non è una cosa così semplice da sopportare. I segni del viso si vedono belli e chiari eppure non hanno spento la speranza.
Le ho
fatto una promessa, una cosa sciocca, assurda per il mio modo di pensare, però
le ho assicurato che ci andrò: una fantomatica guaritrice ciarlatana, che ci
spillerà non so quanto, che ci racconterà una marea di fandonie ma che forse le
alleggerirà un po la pena. E se servirà a questo, allora, anche se per poco, ne
sarà valsa la pena. Ci andrò domani che è sabato, l’ho chiamata e preso
appuntamento. Mi devo portare una maglietta di papà per suggellare la pagliacciata che sto per compiere.
L’ora della cena è passata da un pezzo, mi sono data il
cambio con mamma che si prepara alla notte, ed io devo fermarmi a mangiare un
boccone. “C’è una pizzeria qui vicino”, mi dice il Principe, andrà benissimo,
ma ho appena fatto in tempo a parcheggiare e squilla il telefono. È mamma.
Ri- Percorro la stessa strada che ho fatto per arrivare fin qui,
c’è una festa al paese vicino e scoppiano i fuochi d’artificio. La musica a
tutto volume si sente anche da lontano. Mio padre se ne sta andando mentre
qualcuno balla...come è strana la vita.
Sono le 01:30 di notte, mio padre non c’è più da qualche minuto,
è iniziato da poco il 28 giugno del quale non mi ricordo quasi nulla, né cosa
ho fatto né in che sequenza.
Ogni anno il ricordo si affievolisce e faccio fatica a
mantenerlo vivo. Il 27 giugno no, quello non me lo dimenticherò mai.
Il tempo passa ma certi dolori no, purtroppo. Ti abbraccio ❤️
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