Non pensavo ovviamente che potesse essere respinta, però
vederlo scritto così, nero su bianco, fa il suo effetto ed “il suo effetto” per
me significa sempre “piangere a dirotto”.
Comunque è ufficiale: Signori della platea siamo in prima
media e per arrivarci ci son voluti 11 anni ma io ne ho percepiti giusto un
paio, del tipo, ieri ero incinta e oggi l’ho iscritto in prima media.
Uno shock così banale che quasi mi vergogno a raccontarlo.
La scuola, questa realtà che li ha accompagnati e li
accompagnerà in tutte le loro tappe, lo spartiacque tra le età, l’essere
bambini, ragazzi e poi adolescenti. L’ago della bilancia che ti da un’idea
piuttosto precisa di come sta andando e di come sta crescendo…e non sulla base
dei voti.
Forse è per questo che la chiusura delle scuole mi sembra
una tragedia immane. La più grande sconfitta di un paese che non sa fare di
meglio che chiamare emergenza ciò che è iniziato già da un anno.
Pare di vivere un déjà-vu mentre invece pericolosamente ci
sta succedendo la stessa cosa a distanza di 12 mesi ed allora riaccendiamo i
motori, tiriamo fuori tablet, stampiamo l’orario, e tiriamo giù una tabella di
marcia…tutta la poesia che stava in quella mail è svanita in un puff…della scuola
quella vera non c’è più traccia, per ora ci rimane una lista di password da
memorizzare, una piattaforma per incontrarci ed una linea wifi un po' sbilenca.
Mai come in questo periodo: Io speriamo che me la cavo.
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