Qualche giorno fa, per puro sbaglio, è
approdato a casa nostra un videogioco marcato +18.
Prima ancora di averlo visto di che si trattava, ho iniziato a sbraitare in aramaico, perché quel +18 per me era più che sufficiente per riportarlo al negozio. Me la sono pure presa con il ragazzo che sarebbe stato al bancone, per non aver segnalato l’inadeguatezza del gioco per un bambino di 8 anni e non credo l’abbia fatto per una questione di prezzo perché più o meno hanno tutti il costo di un lingotto d’oro, quanto più che altro per la superficialità che c’è su certi temi o peggio ancora per la normalità con cui giochi di questo tipo sono venduti praticamente a tutti.
Il gioco in questione è GrandTheft Auto, e la trama è più o meno questa: ambientato in una grande città, tre delinquenti, ognuno con le sue caratteristiche psicopatiche, vogliono fare il colpo che gli risolverà la vita, per questo uccidono praticamente chiunque, hanno a disposizione una quantità di armi inimmaginabili, compiono furti, rapine, spaccio e violenza su ogni fronte e tra le varie nefandezze possono anche frequentare night e prostitute. La polizia è ovviamente il nemico e se sei bravo a farne fuori parecchi, guadagni in popolarità e successo. Si guadagnano punti aggredendo donne sulla spiaggia di notte, falciando pedoni e imprese simili.
Il gioco ovviamente è stato prontamente riportato al mittente nel mentre una mamma acquistava lo stesso per suo figlio dell’età del mio.
Ora mi chiedo ma siamo veramente consapevoli di cosa stiamo facendo?
Di videogiochi io ne so poco, perché è di Natale la prima consolle apparsa dentro casa, accompagnata da un gioco carino che esisteva già ai miei tempi e da un’altro che è un classico del mondo del calcio, ma dopo quest’episodio mi sono informata meglio.
Sapevo già cosa fosse il PEGI, quel numerino che appare nelle confezioni e che indica l’età consigliata per poter giocare, ma ho scoperto che altre icone presenti sempre nella confezione, danno un’idea più precisa di cosa si ha per le mani.
La
nuvoletta con i simboli, indica linguaggio scurrile, quella con il ragno indica
paura, con i dadi gioco d’azzardo, la siringa uso di droghe e altre ancora. Vi
consiglio un giro sul sito www.pegi.info per avere un’idea precisa e di quanti pericoli si annidano in
un semplice videogioco. Il pegi non è vincolante né per il venditore, che può
venderlo a chiunque, né per il compratore che può decidere di ignorarlo e
acquistarlo lo stesso. Ma poi? Prima ancora di averlo visto di che si trattava, ho iniziato a sbraitare in aramaico, perché quel +18 per me era più che sufficiente per riportarlo al negozio. Me la sono pure presa con il ragazzo che sarebbe stato al bancone, per non aver segnalato l’inadeguatezza del gioco per un bambino di 8 anni e non credo l’abbia fatto per una questione di prezzo perché più o meno hanno tutti il costo di un lingotto d’oro, quanto più che altro per la superficialità che c’è su certi temi o peggio ancora per la normalità con cui giochi di questo tipo sono venduti praticamente a tutti.
Il gioco in questione è GrandTheft Auto, e la trama è più o meno questa: ambientato in una grande città, tre delinquenti, ognuno con le sue caratteristiche psicopatiche, vogliono fare il colpo che gli risolverà la vita, per questo uccidono praticamente chiunque, hanno a disposizione una quantità di armi inimmaginabili, compiono furti, rapine, spaccio e violenza su ogni fronte e tra le varie nefandezze possono anche frequentare night e prostitute. La polizia è ovviamente il nemico e se sei bravo a farne fuori parecchi, guadagni in popolarità e successo. Si guadagnano punti aggredendo donne sulla spiaggia di notte, falciando pedoni e imprese simili.
Il gioco ovviamente è stato prontamente riportato al mittente nel mentre una mamma acquistava lo stesso per suo figlio dell’età del mio.
Ora mi chiedo ma siamo veramente consapevoli di cosa stiamo facendo?
Di videogiochi io ne so poco, perché è di Natale la prima consolle apparsa dentro casa, accompagnata da un gioco carino che esisteva già ai miei tempi e da un’altro che è un classico del mondo del calcio, ma dopo quest’episodio mi sono informata meglio.
Sapevo già cosa fosse il PEGI, quel numerino che appare nelle confezioni e che indica l’età consigliata per poter giocare, ma ho scoperto che altre icone presenti sempre nella confezione, danno un’idea più precisa di cosa si ha per le mani.
Non mi ritengo una di quelle mamme bacchettone per cui il figlio debba vivere in una campana, perché fuori c’è solo il male, ma credo anche che comprando al proprio figlio un gioco di questo tipo, gli stiamo solo regalando un danno grave. Il fatto che lui “lo voglia” è del tutto irrilevante perché esistono un bel po’ di motivi per cui “non può averlo” e per quanto i ragazzini di oggi siano sempre più simili a degli adolescenti, non spetta a loro decidere cosa sia giusto o meno. In quest’esplorazione per capirne di più mi sono imbattuta in giochi a tema horror, giochi di mafia, esecuzioni, giochi sulla pena di morte, su sette satanica, follia pura. Io scene così non riesco nemmeno a immaginarle e comunque ci vedo pericolo, tanto pericolo, non solo per i ragazzi. Poi penso a chi questi giochi li progetta e poi mette in commercio, su cosa faccia leva e su cosa voglia puntare. Noi di sicuro non lo sappiamo e peggio ancora, non ce lo domandiamo nemmeno, di certo c'è che il suo scopo è vendere e noi non c'è che dire, lo stiamo aiutando.
Hai ragione, pienamente ragione! Poi pretendiamo che i nostri figli crescano come angioletti, ma davvero... siamo tutti impazziti? Leonardo è appassionato a giochi di guerra, ovviamente. So che mamma e papà sono attentissimi, io figurati che sono rimasta a Mario Bros!
RispondiEliminaComunque sono un vero pericolo, perché è davvero facile capire che insegnano che la vita non vale davvero niente. Mi fa orrore scoprire con questo tuo post che esistono anche giochi con prostitute e drogati, non lo sapevo!
Anche se il mondo non migliora se noi non compriamo un determinato gioco, almeno nel nostro piccolo facciamo in modo che i nostri bambini non lo abbiamo tra le mani (e non ci giochino a casa di amici le cui mamme comprano la qualunque, basta che il figlio chieda)
Non ne avevo idea nemmeno io, anzi mai mi sarei immaginata e poi perché non sono andata oltre altrimenti non so cosa ne veniva fuori ma a me bastava già quello che avevo visto
EliminaIo non ne sapevo niente di questi simboli, quindi grazie per avermi illuminata! A casa nostra non è ancora entrata nessuna consolle, per ora scaricano giusto qualcosa sul tablet, ma giochi comuni da bambini, però effettivamente vedo già alcuni amichetti con giochi molto particolari che io eviterei
RispondiEliminaSono quasi tutti così purtroppo, per trovare un gioco normale c'è da impegnarsi parecchio, sarà che io mi divertivo con Mario Bros e simili, quando scopri il Tetris fu una rivelazione...per dire...
EliminaNoi qui nemmeno guardiamo la tv, figurati i videogiochi...Comunque so che semplicemente certi genitori se ne fregano, pensano che sia giusto così.
RispondiEliminaDue bambini a rugby con mio figlio sono piuttosto problematici. Uno ha un padre pugile che crede fermamente che un maschio debba essere aggressivo e debba scaricare l'aggressività in qualche modo...anche tirando pugni contro la sua pancia...L'altro ha problemi di iperattività ha l'insegnante di sostegno, una madre con attacchi di panico perché non sa come gestirlo, ma lo fanno giocare con Assassins...
Ah, stiamo parlando di bimbi di 5 anni...e mi pare di aver detto tutto...
Penso sul serio che certi giochi inneschino dei meccanismi che non ci immaginiamo neanche senza contare che ci sono delle scene raccapriccianti da film horror, magari a pensare che sia l'unica conseguenza, si spaventano anche...
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