Come si fa a parlare a un bambino della morte?
No,
non si può mi dico non è un argomento adatto e forse non è nemmeno giusto.
Perché turbarlo?
Penserebbe a qualcosa di nero e buio capace di minare il suo
tempo felice e, essere sereno, è un suo sacrosanto diritto.
E poi come fai a
spiegargli il senso di "mai più"?
Lui vive qui e ora, il futuro è un
concetto troppo complicato e servirebbe solo a far confusione.
No, non si può
ed io non ne sono nemmeno capace, mi dicevo, e così è successo che non ne
abbiamo mai parlato.
Poi arriva la festa del papà, di tutti i papà, e il mio non c'è più da quasi 11 anni.
Non vado quasi mai a trovarlo, perché mi fa male,
tanto, anche a distanza di tempo e, nelle occasioni in cui ho trovato il
coraggio, poi ho pianto sempre come una fontana, come se se ne fosse andato
ieri. La sua assenza io, ancor oggi, non l'ho superata e ho il dubbio che non
ci riuscirò mai fino in fondo. Anche parlarne mi pesa, per i verbi al passato
che si usano. Pensarlo no, anzi mi da sollievo e far star bene. E poi lo sogno
spesso e me lo immagino sempre vicino. Ho 40 anni ma di fronte a questa
mancanza, mi sento piccola e bambina, guardare la sua foto lì sul marmo per me è
un dolore, forte e vivo, e quindi da codarda non vado. So che a mia madre
dispiace, non me l'ha mai detto ma lo so, è una donna molto forte e per lei ci
sono cose che vanno fatte, non importa il sacrificio o la pena, si fanno e
basta. Ha ragione ed io ci sto provando.
Tuttavia devo dare a quelle visite uno
scopo pratico, non posso star lì in contemplazione, devo andare per far
qualcosa, portare un fiore, rabboccare i vasetti con l'acqua, sistemare un po'.
La scorsa settimana per la festa del papà, c'era il sole e dopo aver preso
Cestino dall'asilo, ho imboccato la strada verso il cimitero.
Per strada mi son
lanciata in un’azzardata premessa, ho parlato di angeli, cielo, stelle e
persone che volano. L'idea era spiegare la realtà con qualche metafora: un
guazzabuglio.
Lui mi guardava perplesso ed io sapevo di essermi infilata in un
ginepraio.
Ai bambini non puoi dire la prima cosa che ti passa in testa, non li
freghi con una storia facile se è priva di senso, e poi ti tocca uscirne ed è
pure peggio. Non si spiegava come mai avessimo preso dei fiori visto che
"tanto lui non c'e'" e nemmeno il perché non tornasse.
Di fronte a
quel cancello avrei rigirato, poi invece siamo entrati ed è stato tutto facile.
Spiegare, mostrare, portare l'acqua e tutto il resto. E' stato naturale
come se l'avessimo sempre fatto.
Nel luogo dove dice, debba regnare il
silenzio, la voce allegra di un bambino che diceva "Oh nonno" mi ha
strappato più di un sorriso.
Nessuna lacrima, nemmeno una.
Mi serviva un po' di
coraggio, me l'ha regalato mio figlio, e a modo mio anche per me è stata la
festa del papà.
mi hai fatto commuovere...uffi uffi...credo che certi dolori siano impossibili da recuperare completamente. Solo i figli ci possono strappare sorrisi e darci coraggio.
RispondiEliminaUn abbraccio
Miciomao parla di mia mamma come se l'avesse conosciuta, grazie anche al fatto che io la nomino spesso.
RispondiEliminaI figli sono i ns toccasana. la loro semplicità d'animo ci aiuta ad affrontare le cose con uno spirito diverso.
quelle volte in cui realizzi che con loro è più facile e liscio di quel che pensavamo e temevamo e che sono loro che aiutano noi. E' così che succede, inconsapevolmente e per natura...
RispondiEliminaMi sono commossa, sai? Per tanti motivi. Il primo è perché è un bel post, e perché i bambini sono meravigliosi per come reagiscono in certe situazioni. Il secondo perché tocchi un tasto dolente. L'altra nonna è seriamente malata e vede sempre meno i nipoti, perché ha "tanta bua", come dice Isabel. E dovremo affrontare l'argomento, prima o poi, ma davvero come si fa? Rimandiamo,ma prima o poi toccherà affrontarlo.
RispondiEliminaE... anche io non vado mai al cimitero. Il dolore lo tieni dentro, mi ricordo ogni giorno del mio papà, (meno della mia mamma, ma questo è un argomento troppo doloroso) non ho il culto dei morti. Ma non mi sento in colpa, non è un dovere quello di andare al cimitero. Un abbraccio.
Con gli occhi pieni di lacrime posso solo dirti che ti capisco...
RispondiEliminaMi sono commossa, ti sei fidata di Cestino e di te!
RispondiEliminaCapisco benissimo cosa provi perchè il mio papà se n'è andato 4 anni fa e ancora fa male. Vado a trovarlo appena posso e quando possibile porto anche mio figlio al quale ho spiegato che questo nonno sta in cielo. I nostri figli ci danno sempre una grande forza solo con la loro presenza. Un abbraccio
RispondiEliminache dolce! i bambini di fronte alla morte hanno più forza di noi, è questa la verità! come in altre cose sono loro il nostro motore!
RispondiEliminaHai dato davvero una lezione importante a tuo figlio...e lui a te! Ma così si fa in famiglia: ci si sostiene a vicenda, no?
RispondiEliminaEd è incredibile come riescano a farlo anche i più piccolini!!
I bambini non sono solo i nostri bastoni della vecchiaia..ci aiutano pure in giovinezza... (non l'ho copiata da un bacio perugina, giuro)
RispondiEliminaun abbraccio
darling
….<3
RispondiEliminaMi hai emozionata!! Il fatto che tu abbia superato il disagio di fronte a quel cancello grazie a tuo figlio è davvero bellissimo. Non credo sia facile spiegare a un bambino perché il nonno non tornerà più, ma credo sia importante non negargli la morte. Un bacione
RispondiEliminaDavanti a un papà siamo sempre bambine, a 30-40 o 50 anni! Ed è un regalo che ci fa la vita <3 e che supera tutto. Mio suocero è scomparso prima che nascesse Paolo e anche se ora lui è piccolissimo, gli faccio guardare le sue foto e spero di fargli sentire l'amore che gli avrebbe dato....buona festa del papà e complimenti per la forza, davanti al papà io sono la classica figlia femmina che si scioglie...perciò mi sono commossa :')
RispondiEliminae hai commosso pure me. perchè quel senso di mancanza e nostalgia posso solo immaginarlo, perchè prima o poi so che toccherà farci i conti, perchè io invece al mio papà manco li faccio gli auguri.
RispondiEliminaperchè la voce cristallina del tuo bambino da un senso a tutto.
Io sono fortunata, il papà ce l'ho. Per questo riesco a immaginare quello che provi, perché non riesco nemmeno a dipingere una cosa come andare a visitare il cimitero per lui... mi si spezza il cuore solo a pensarci. Ma la tua immagine, di te col Cestino, mi ricorda tanto me, quando vado coi pargoli davanti alla lapide di mio cugino: quel coraggio lì. quella lacrima che resta dentro, ma anche quel sorriso davanti ai fiori e quei saluti "ciao Fil" detti ballonzolando davanti al modellino della moto che rappresenta le sue passioni...
RispondiEliminaTi abbraccio, carissima ^_^
Mio nipote ha imbastito tutta una mitologia sui suoi bisnonni, con la quale intrattiene i suoi compagni di scuola, basata sui racconti della mamma, che amava molto i suoi nonni che non ci sono più. E lui li sente vivi e presenti, e quando chiede della mia, di nonna, che è in una casa di riposo lontana, e' triste rispondergli, soprattutto sapere che a lei non interessa vederlo ( e non perché non c'è con la testa, la testa ci sarebbe, l' interesse purtroppo no, e per quello fatico a capirla). Davanti all'amore non c'è morte che tenga. Chiara
RispondiEliminaMia madre ha perso suo padre da 20 anni, e ancora ne soffre.
RispondiEliminaMia suocera non aveva 40 anni, e ancora oggi ne piange. No, credo sia una perdita che non si supera e basta
<3 <3 un abbraccio
RispondiEliminaI miei bambini sono abituati a mandare i baci alla nonna in cielo.
RispondiEliminaper loro è come se ci fosse e così lo insegnano anche a me: a parlare con qualcuno che non si vede ma c'è.
un abbraccio
che dolce Piky!
RispondiEliminaNon credo che questi lutti si superino mai, in realtà, solo si impara a nascondere il dolore anche a noi stessi.
Quanto al cimitero, io non credo sia così importante. Le persone che abbiamo amato rimangono con noi al di là del tempo e dello spazio e Cestino ha ragione nel pensare che non abbiano senso i fiori per chi non è li. Servono a noi che andiamo a ricordare, però. Le grida allegre dei bambini nei camposanti sono il miglior balsamo di un cuore che piange.
:°°°°°°
RispondiEliminaParole non ne ho
i lutti di persone così vicino rimangono ferite aperte per sempre. e un bambino non può e non deve, credo, comprendere che le persone che gli stanno vicino da un momento all'altro possono venire a mancare. poi crescendo, si affronterà l'argomento purtroppo
RispondiEliminahttp://emiliasalentoeffettomoda.altervista.org/animal-prints/
grazie
Mari
un paio d'anni fa mio papà all'improvviso si trovò a lottare fra la vita e la morte. mentre speravo che tutto si risolvesse cacciando indietro le lacrime il mio primo pensiero fu ai miei figli che non avrebbero più avuto e chiamato "nonno". che dolce il tuo bambino che quella parola l'ha usata per non avendolo mai conosciuto
RispondiEliminaChe bello questo post. La loro semplicità è disarmante e pulita. Farò così anche io e gli spiegherò che suo nonno, il mio papà e in un posto bello e che i fiori che gli porteremo servono per abbellire il cielo.
RispondiEliminaBella che sei.
Raffaella
Bellissimo post...mi hai fatto commuovere cara! Sai, una volta ho letto una frase in un libro, un genitore è come una coperta sulle spalle...ed è vero...anche se siamo adulte ed abbiamo le nostre vite, i nostri genitori sono la nostra rete di sicurezza,almeno per me lo sono. Mi fanno sentire ancora figlia, a volte ancora piccola, con la sensazione che finchè ci sono loro a coprirmi le spalle in caso di...nulla di male potrà accadere. E penso che l'età non conta, i genitori si possono perdere anche a 50 o 60 anni, farà sempre male e non ci si abituerà mai.
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