E’ l’ora di pranzo di un giorno
qualunque, arrampicata su uno sgabello di una pizzeria al taglio, sfoglio
distrattamente il quotidiano locale.
Un titolo in grassetto accende una
lampadina: “SIGLATA L’INTESA. I FIGLI DELLE DETENUTE DEL CARCERE DI….SARANNO ACCOLTI NEGLI ASILI NIDO COMUNALI”.
Continuo a leggere: “ La Direzione del
carcere ha manifestato da tempo, l’esigenza di garantire ai bambini dai tre mesi
ai tre anni, ospiti della sezione femminile, la possibilità di accedere alle
strutture per l’infanzia presenti nel territorio. La richiesta non poteva che
trovare accoglimento.”
Un brivido gelato, nonostante il
caldo soffocante, corre lungo la schiena.
Protetta dall’amore della mia
famiglia, al sicuro nel calore della mia casa, stretta negli abbracci di Cestino
e del Principe , mi accorgo di
non averci mai pensato.
E comunque anche a trovare il colpevole non sposta di molto le cose. Loro sono lì, e per certi aspetti sono anche fortunati ( sono lì con chi li ha messi al mondo e non in qualche Istituto a chiedersi che cos’è una mamma), vivranno i loro primi anni di vita, e chissà quanti altri, dentro un cubo di cemento, si sono appena affacciati al mondo e già non possono vederlo più. Mi chiedo come sarà possibile cancellare dai loro ricordi quello che stanno vivendo, e se mai riusciranno a trovare un’infanzia, a ridere spensieratamente ed a piangere nello stesso modo.
Se potranno mai incontrare il bambino che non sono stati e su questi pensieri una lacrima riga il viso.
Eppure è una realtà.
Eppure per loro vivere nel
carcere (si vicino alle loro madri, ma sempre in carcere) è vita normale…e la
novità qual è? Poter andare all’asilo, come fanno tutti, come fa Cestino, come
fa il figlio della vicina, e come fa la figlia del salumiere. Quello che per
tutti è un sacrosanto diritto, per loro è un privilegio e una novità, una parentesi di vita normale, in una esistenza che di normale non ha proprio niente.
E allora mi chiedo: perché? di
chi è la colpa? delle Istituzioni che
non c’hanno pensato prima? delle strutture carenti ed inefficaci? delle madri
che hanno dato la vita ai loro figli ma poi non hanno saputo garantirgliela? Di
noi tutti che ci voltiamo dall’altra parte della sofferenza? E comunque anche a trovare il colpevole non sposta di molto le cose. Loro sono lì, e per certi aspetti sono anche fortunati ( sono lì con chi li ha messi al mondo e non in qualche Istituto a chiedersi che cos’è una mamma), vivranno i loro primi anni di vita, e chissà quanti altri, dentro un cubo di cemento, si sono appena affacciati al mondo e già non possono vederlo più. Mi chiedo come sarà possibile cancellare dai loro ricordi quello che stanno vivendo, e se mai riusciranno a trovare un’infanzia, a ridere spensieratamente ed a piangere nello stesso modo.
Se potranno mai incontrare il bambino che non sono stati e su questi pensieri una lacrima riga il viso.
La situazione dei bambini in carcere è tremenda... anche perchè fino ai tre anni sono con le loro mamme (almeno) ma poi se la pena è più lunga si ritrovano in case famiglie se il padre non ha più la podesta! Oltre a non pensare agli asili nidi per i bimbi come diritto, non ci sono tanti programmi per le mamme: è l'unico modo per dare un futuro ad entrambi!
RispondiEliminaUn dono speciale e prezioso per te ... http://infinitepassionicreative.blogspot.it/2013/05/ringrazio-veramente-di-cuore-anna-paola.html
RispondiEliminaUn abbraccio. <3