Maggio è infinito, 31 giorni che ne valgono 120 e durante i quali bivaccano indisturbati, stanchezza fisica, mentale, pensieri inenarrabili e pacchi di imprecazioni.
Maggio è infinito, ancor di più
se decide di piovere ogni santo giorno …e sta piovendo ogni santo giorno.
Maggio è praticamente diventato il nuovo novembre e assomiglia più che a un mese, ad un tour de force.
La mia espressione stanca-non-ne-posso-più racconta tutta la lunghezza di questo mese, l’ennesimo mese pietoso di questo 2025 da archiviare prima possibile.L’unica cosa che mi tiene “botta”
è l’attesa per saggio di fine anno di Teresa, lo aspetto come fosse acqua santa
perché, ora come ora, sembrerà una sciocchezza, è l’unica cosa capace di
salvarmi l’anima.
Nel mese di maggio la scuola mi
pare il “cane” che non molla l’osso. Siamo alla fine mese e “tanto no” si dice
dalle mie parti, compiti in classe, interrogazioni a tappeto, ricerche e lavori
da consegnare, e francamente tutto questo carico assomiglia più ad un
accanimento o ad una rincorsa al ritardo, che ad una reale esigenza didattica.
Con la scuola che “non molla
l’osso”, camminano di pari passo, i disturbi della personalità di chi a
settembre pareva sano, ne consegue che le relazioni sociali sono crollate a
picco. Io per esempio ho iniziato ad usare finte telefonate per non salutare la
gente che incontro e anche a sostituire “forse non mi sono spiegata bene” con un sincero “non capisci un tubo!”.
In compenso frequento con
assiduità qualsiasi farmacia, ho fissato un sacco di appuntamenti con
specialisti di qualsiasi branca della medicina e il dentista sta per farmi un
preventivo.
Il Principe mi rimprovera che mi lamento troppo ma in realtà sto solo esponendo i fatti.
E i fatti sono: che maggio è infinito, che è stato un pessimo mese, degno compagno dei suoi precedenti dove è piovuto per tutto il tempo e durante il quale ho dilapidato lo stipendio in visite e cure, nei momenti liberi abbiamo macinato compiti, ripassi e tappezzato di ricerche tutte le stanze di classroom.
Di bello però c’è una cosa: che tra
due giorni è giugno e anche se non prevedo un gran Carnevale, per lo meno la
scuola, almeno quella, sarà finita.
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